lunedì 26 giugno 2017

Che tempi!



           Chi tempi!

- Misericordia! - dìssaru l’agridi
quandu mìsaru focu a’ li sipali:
se ti lu cuntu ancora non ci cridi
ca cchjù s’è disonesti e cchjù si vali.

Perciò cu’ ’ndi guverna si ’nd’arridi
da Nordi finu ’a punta du’ Stivali.
Se c’è cu’ di ’sta genti presta fidi,
quantu dicìmu nommu l’havi a mali.

Non c’è speranza pe’ li nostri figghj
ca ’u sangu comu addedi ’ndi sucaru,
’u peju è arretu ca finiu la pappa.

- Amicu, è tempu pemmu ti rispigghj
mu cerchi quantu prima ’nu riparu:
amaru cu’ di cca no’ ssi ’ndi scappa! -

                         Domenico Caruso

Traduzione in lingua:
- Misericordia! - han detto i grilli quando si è dato fuoco alle siepi: tu ancora non ci crederai che a valere sono i disonesti.
Dal Nord fino all’estremo dello Stivale i politici se la ridono. Chi presta fede a tale gentaglia non si risenta per quanto affermiamo.
Non c’è speranza per i nostri figli dal momento che queste sanguisughe ci hanno salassati, il peggio deve ancora avvenire essendo finita la “mangiatoia”.
- Amico, è il momento di svegliarti e di cercare al più presto un rimedio: è ben misero chi non si allontana da qui! -






mercoledì 21 giugno 2017

Alla scoperta di Maropati




Viaggio alla scoperta di Maropati
Continua il nostro tour tra i paesi della Piana di Gioia Tauro

redazione - Il 21 giugno 2017

di Domenico Caruso

Proseguendo il nostro “viaggio”, in ordine demografico decrescente (1.736 abitanti di maropatesi e tritantesi), siamo giunti alla 24^ tappa riguardante una delle più progredite città della Piana.
Ha scritto il giovane poeta Rosario Belcaro, deceduto anzitempo:

«Qui sono nato: / è questa la mia Terra. / Queste sono le case, le fontane, / i colli verdi, i sospiri in sordina. / Ma gli amici, gli amici, dove sono? // […] Qui s’è fermato il tempo / ad epoche imprecise. / Solo gli amici hanno rotto l’incanto / con la fuga nel Nord / o in terra di Francia o di Germania. / Qui sono rimasti solo i vecchi / che come sempre sgranano rosari…».

Un po’ di storia
Origini e vicende feudali
Per comprendere le origini di Maròpati (“Mavròpulu”, terreno nerastro o da “Maròpula”, mela o prugna selvatica) è necessario ripercorrere la storia di Locri, fondata dagli Achei sullo Jonio col nome della loro città nel VII sec. e che nel 493 registrò un afflusso di gente di Samos. Avendo avuto come colonie “Hipponion” e “Medma”, i Greci raggiunsero le coste tirreniche dove ottennero anche “Taurianum” e “Metaurum”.
Per attraversare l’Appennino essi erano indotti a mantenere dei villaggi come stazioni di supporto e fra gli itinerari utilizzati era compreso l’odierno territorio di “Maropati”, dove stazionarono i primi gruppi di indigeni alle sorti dei quali furono coinvolti gli autoctoni rimasti. Alla nascita della città, oltre alla conquista bizantina (536-1050), influì il saccheggio dei Saraceni (950) che costrinse gli abitanti a rifugiarsi nell’entroterra: fu di tale periodo il primo insediamento stabile (zona S. Angelo) di Maropati. Seguirono il dominio dei Normanni (1044), quello degli Angioini (1266-1442) e l’infeudamento (1270) della baronia di Anoia (con i casali Susanoja, Maropati e Tritanti) per opera di Ruggero de Nao. Altri feudatari si imposero fino al 4 maggio 1811 data in cui, sotto i Francesi, Maropati divenne Comune autonomo con la Frazione di Tritanti. Le speranze di creare una società democratica si spensero col ritorno dei Borboni, un’epoca di miseria e di prevaricazione per il popolo. Avendo, infatti, il marchese Vincenzo Avati di Polistena acquistato dai Paravagna tutte le terre demaniali, i contadini (“cafoni”) vennero sfruttati senza pietà. A peggiorare la situazione, nel 1783 si aggiunse il terremoto. Soltanto dal 1893 cominciarono a realizzarsi importanti opere pubbliche e sociali.

Eventi eccezionali e curiosità
Lacrime della Madonna e particola insanguinata
La suggestiva immagine della Santa Vergine del Rosario di Pompei, nell’abitazione della famiglia Cordiano, avrebbe operato dei prodigi.
Il 7 ottobre 1970 Maria disse ad una Sua confidente: “In questo tempo, figliola, che mi manifesto con lacrime di sangue… voglio che il mio messaggio sia diffuso in tutto il mondo, non lasciarlo in un cantuccio. La lampada non si mette sotto il tavolo, ma sul candelabro, perché faccia luce a tutti”. L’annuncio rivelava quanto il 3 gennaio dell’anno successivo sarebbe accaduto a Maropati. Sulla sacra effigie della Madonna – alta un metro, appesa alla parete della camera da letto dell’avv. Cordiano, si videro scorrere dagli occhi abbondanti lacrime di sangue, fino a rigare la stessa prima di ricadere sul guanciale del letto. Le sanguinazioni, anche in presenza di molti testimoni, si protrassero a lungo. Vennero eseguiti rigorosi esami scientifici, sia presso il Policlinico “Gemelli” di Roma che presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Bologna, con l’identico risultato: “Sangue umano”. Pur se la Chiesa ha mantenuto un cauto riserbo, lo straordinario evento ha attratto migliaia di pellegrini e le testimonianze di guarigione, per intercessione della Madonna, sono numerose.
Un altro fenomeno si verificò nel 1974 nella Chiesa parrocchiale di S. Giorgio Martire di Maropati, dove la mattina del 3 novembre furono celebrate quattro SS. Messe, l’ultima delle quali a mezzogiorno da mons. Saverio Ferina di Monreale (PA) per il suoi 50 pellegrini giunti da Maletto (Catania) a motivo del quadro miracoloso.
Verso le 13,30 la signorina Concettina Tracuzzi di 23 anni del luogo, incaricata dalla sorella del parroco, si era recata in Chiesa per porre dei fiori sull’altare. Si attendeva nel pomeriggio l’arrivo di nuovi pellegrini da Milano. Nel sistemare i due vasi la giovane aveva notato sulla mensa sacra, a breve distanza dalle ampolle, una particola sporca. Nel dubbio che fosse consacrata, tornò in canonica a riferirlo all’Arciprete, don Eugenio Anile. Questi andò per accertarsi del fatto e, con sorpresa, scoprì nell’Ostia 23 strisce di sangue fresco. Ritenne opportuno dover richiamare don Ferina ancora nei paraggi il quale, appena giunto, fotografò il prodigio alla presenza dei suoi fedeli.

Quell’apparato… del cavallo di San Giorgio
 Narra A. Piromalli nella monografia storica della sua città natale l’episodio che riportiamo. Quando lo scultore Domenico De Lorenzo da Garopoli (1742-1812) si recò a Maropati per consegnare l’imponente statua lignea di San Giorgio, il paese gli tributò onori e plauso. Soltanto una pinzochera, dopo aver osservato gli appariscenti organi genitali del cavallo, gridò allo scandalo e fece di tutto per farli amputare. L’artista acconsentì malvolentieri, ma pretese un compenso di venti ducati che la donna dovette sborsare “de proprio”. Intascata quindi la somma, con un colpo di scalpello tolse l’oggetto d’apprensione della vereconda bigotta, lo ravvolse in carta e se lo portò via dopo aver coperto alla meglio con una pennellata di colore la parte mutilata.
Arrivati in Chiesa ad osservare l’effigie i migliori cittadini e varie persone anche da Messina, edotti di quanto accaduto, fecero comprendere al parroco il grave errore commesso. Questi, essendo imminente la festa del Santo protettore, inviò un corriere da De Lorenzo affinché tornasse a rimettere al proprio posto gli organi dell’animale. L’autore, con lo stesso corriere, fece sapere che avrebbe acconsentito alla riparazione previo pagamento di altri venti ducati che il religioso si premurò di anticipare. Rientrato a Maropati l’artista con un chiodo applicò al cavallo la parte tolta e, narrando l’episodio, soleva ripetere che «un colpo di scalpello e un chiodo erano costati ben quaranta ducati».
A titolo di cronaca, segnaliamo che il 7 agosto 2004 è stata inaugurata la “nuova” statua lignea di S. Giorgio, realizzata dallo scultore Ferdinando Perathoner di Ortisei (Bolzano).

Feste e ricorrenze principali
Riti civili e religiosi: “San Giorgio”, patrono (I domenica di agosto e 23 aprile); “S. Atenogene” nella frazione Tritanti (II domenica di agosto); “Santa Lucia” (13 dicembre) con un comune mercato in sostituzione dell’antica fiera.
Fra le altre manifestazioni segnaliamo: la “Via Crucis” del Venerdì Santo, il “Carnevale” con la sfilata di carri allegorici e l’ “Agosto maropatese” con esibizioni musicali e teatro dialettale. 
Per le note storiche, ci siamo valsi – essenzialmente – dell’opera “Maropati, storia di un feudo e di un’usurpazione” del prof. Piromalli e del sito Internet di Rocco Ciurleo.

Canti popolari
L’innamorato si strugge di desiderio per la donna amata ed è disposto a sopportare ogni sacrificio pur di possederla. I quattro motivi che seguono si distinguono per coraggio e tenerezza:

Quantu bedha tu si’ non ti lu cridi
e sempi a l’occhi mei tu stai davanti;
di la bedhizza toi eu vogghiu fidi
cà eu pe’ ttia su’ fermu e su’ custanti.
 Pe’ mia no’ ‘nci su’ peni e mancu stridi,
tu cchiù bedha di tutti ed eu cchiù amanti;
apri lu pettu meu, si non la cridi
e guarda tu chist’arma agonizzanti.

Non éssari superba e no’ arroganti,
non disprezzari no, la vita mia;
quandu ti ‘ncuntra ‘nu mìsaru amanti
àmalu, ca è cristianu comu a ttia,
ca Ddeu non bboli tanta tirannìa.
 Tutti fummu a lu mundu e fummu amanti,
crudi ‘ndi vitti ma no’ comu a ttia.

Vinni mu cantu ca su’ ostinatu,
pecchì la vita mia la penzu pocu;
ad ogni porta ‘nc’eni ‘n’omu armatu,
a ogni finestra ‘na vampa di focu.

Mu nesci fora ‘ssu guappu vantatu
ca eu l’adhumu cu’ ‘nu circu ‘i focu.
Si no’ mi dannu ch’idha ch’haju amatu,
cca, avanti a tutti quanti, mentu focu.
Haju lu cori quantu ‘na nucidha,
vogghiu mu levu ‘na cotrara bedha;
no’ mi ‘ndi ‘mporta no, s’è picciridha,
ca mi la crìsciu cu’ mustazzoledha.
(Dall’appendice di “Maropati”, op. cit. di Piromalli).

Scrittori e poeti principali
Segnaliamo gli scrittori: 1) Antonio Piromalli (1920-2003), storico e critico letterario. Autore, fra l’altro, de “La letteratura calabrese”, Pellegrini CS – 1965; “Antologia della letteratura calabrese”, Pellegrini – 2000; “Maropati, storia di un feudo e di un’usurpazione”, Brenner CS – 1978.  2) Fortunato Seminara (1903-1984). Fra i suoi romanzi, racconti e saggi ricordiamo: “Le Baracche”, Rizzoli, MI  1942; “Il Vento nell’oliveto”, Einaudi, TO  1951; “La Masseria”, Garzanti, MI 1952; “Disgrazia in casa Amato”, Einaudi, 1954; “La fidanzata impiccata”, Sodalizio del Libro, VE 1956; “Il mio paese del Sud”, Sciascia, CL 1957.
Dei poeti ricordiamo: 1) Ferdinando Alvaro (1881-1959) che compose “Sonetti proverbiali”, opera didascalica. 2) Rosario Belcaro (1941-1970), le cui migliori poesie sono state edite da Emma La Face nel 1973. Da “Qui sono nato” de «Il mio Sud» è l’incipit.

E per finire
«Non è facile accettare ed affermare che questa Terra si trova immersa in un mare di problemi, problemi atavici che rendono difficile la crescita sociale ed economica e a volte, addirittura, ne impediscono la permanenza.
Preoccupa l’incapacità di rompere con quanto giova ad alimentare i mali di questa Terra. Preoccupa la rassegnazione che spesso affiora nei discorsi quotidiani della gente comune. Preoccupa vedere i nostri timonieri seminare ottimismo senza rendersi conto che questi problemi possono diventare incubi. Amore e amarezza, questo è quello che provo per la mia Terra. Comunque, meravigliosa». (Rocco Ciurleo)
Fortunatamente, grazie all’operosità della sua gente, Maropati è già diversa.

(Estratto dal volume di D. Caruso – Viaggio alla scoperta della Calabria – (“La Piana di Gioia Tauro”) – Pubblicato dal Gruppo Editoriale “L’Espresso” – (Ilmiolibro) - 2017).

http://www.approdonews.it/giornale/?p=265877