domenica 23 aprile 2017

Galatro



REGGIO CALABRIA
Viaggio alla scoperta del territorio di Galatro 
Continua il racconto della storia pianigiana di Domenico Caruso

redazione  - Il 11 aprile 2017
di Domenico Caruso

Un po’ di storia
Gàlatro, accogliente centro sviluppatosi in una vallata ricca di acque e protetto da colline, alla confluenza dei fiumi Fermano e Metramo, vanta origini antiche. Il toponimo, secondo l’Alessio, deriva dal greco “Kaladros” (profondo letto di torrente o semplicemente “burrone”, pendio). Risulta presente fin dal 951, allorquando i fuggiaschi di Tauriana minacciati dai Saraceni si rifugiarono nelle zone impervie lontano dalla costa.
Riferisce, infatti, lo storico palmese Antonio De Salvo: «… trovarono scampo, alcuni in Oppido Mamertina, altri in Galatro (Calatrum)…». Notizie più certe si hanno all’atto di donazione del casale da parte di Ruggero dei Normanni al vescovo di Mileto, per passare successivamente in parte ad altri nobili casati (XVII sec.). Con l’ordinamento amministrativo del generale Championnet (1799) rientrò nel cantone di Satriano, nel cui governo divenne poi un “luogo”, ossia “università” (legge 19 gennaio 1807). Dal 1811 venne elevato a capoluogo di circondario comprendente i comuni di Maropati, Cinquefrondi, Giffone, Anoia e con il decreto del 27 marzo 1849 perse la frazione di Plaesano. Venne quasi distrutto dai terremoti del 1783 e del 1905.
Dopo la ricostruzione, si possono ancora osservare antiche casette addossate le une alle altre con vicoli e stradine, nonché i ruderi del Monastero basiliano (dove si formò il monaco “Barlaam”, maestro di greco di Boccaccio e Petrarca) e il Sant’Elia.

Le Terme del S. Elia
Nel 1075 giunsero in città i monaci basiliani che fondarono il Monastero di Sant’Elia, in quanto si tramanda vi fosse custodito il corpo del Santo. Ai frati si deve la scoperta delle fonti termali che scaturiscono in una stretta gola del Monte Livia, alla temperatura naturale di 37°. L’acqua sulfurea-salso-iodica ha dato origine alle moderne terme convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Il primo stabilimento, costruito sulla riva destra del fiume Fermano, risale al 1892.

Aspetti religiosi
1 – Chiesa della Madonna della Montagna, costruita nel 1856 nel quartiere Montebello. 2 – Chiesa di Maria SS. del Carmelo, sovrastata da una torre campanaria. 3 – Chiesa di S. Nicola (Matrice) nel quartiere Magenta. Nell’interno ospita un prezioso trittico (S. Maria della Valle con Bambino, S. Giovanni Evangelista e S. Giovanni Battista) del XVI secolo, in marmo, attribuito al Gagini. 4 – Monastero di S. Elia, fondato dai monaci basiliani provenienti da Tauriana; dopo il sisma del 1783 rimangono i ruderi. Qui fu ordinato sacerdote Bernardo di Seminara che prese il nome di Barlaam.

Feste e manifestazioni
La festa di S. Nicola (Patrono) si celebra il 6 dicembre; quella di Maria SS. del Carmelo la prima domenica di agosto; quella della Madonna della Montagna (nelle contrade rurali) l’ultima domenica di agosto ed in città il 7/8 settembre. Nelle ultime si accendono i falò.
A settembre si svolge la “sagra della capra”, con degustazione di prodotti tipici e durante l’estate si eseguono spettacoli musicali, mostre e convegni.

Personaggi principali
1 – Ettore Alvaro, nato a Catanzaro (1906) ha avuto la cittadinanza “honoris causa” a Galatro nel 1980; noto poeta in vernacolo. 2 – Giovanni Conia (1752-1839), abate e poeta dialettale. 3 – Alfonso Defelici, protopapa, visse nel XIX secolo. 4 – Sac. Rocco Di Stilo (1908-1973), poeta e scrittore. Tra le opere: “Prime luci nella valle”; “Uno è l’Amore”. 5 – Nicola Garigliano (1837-1907), dottore e poeta. 6 – Amedeo Lamanna (1890-1914), poeta. 7 – Saverio Lamanna (1898-1953), poeta e saggista. 8 – Angelo Lamari (1861-1940), medico e autore di pubblicazioni scientifiche. 9 – Antonio Martino (1818-1884), abate, liberale antiborbonico, poeta dialettale. 10 – Francesco Mercuri (1824), poeta, autodidatta. 11 – Antonio Ozimo (1856-1933), poeta. 12 – Raffaele Sergio (1918), scultore, pubblicista, studioso del paese, curatore delle opere di G. Conia.

Dal “Paternoster dei liberali” di Antonio Martino riporto:
«O patri nostru, ch’a Firenzi stati,
lodatu sempi sia lu nomi vostru,
però li mali nostri rimirati,
sentiti cu’ pietà lu dolu nostru,
ca si cu’ carità vui ’ndi sentiti
certu non fati cchiù ciò chi faciti».

(Estratto dal volume di D. Caruso – Viaggio alla scoperta della Calabria – (“La Piana di Gioia Tauro”) – Pubblicato dal Gruppo Editoriale “L’Espresso” – (Ilmiolibro) -2017).

http://approdonews.it/giornale/?p=257088

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